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Negli ultimi giorni il Cyber Threat Intelligence Team di D3Lab ha rilevato una forte ondata di phishing ai danni di Fineco Bank. I cyber – criminali stanno inviando un ingente numero di email scritte in un italiano corretto, utilizzando il logo e un tono formale, con l’obiettivo di rubare le credenziali di accesso ai conti correnti delle vittime.

Durante l’anno Fineco non è stata particolarmente presa di mira dai criminali, rimandando nella media degli scorsi 5 anni, durante i quali non si è erano mai superate le 5 campagne di phishing al mese. Questi attacchi erano solitamente isolati e distinguibili per l’uso di url di attacco sempre diversi.

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Un altro anno volge al termine e, come di consueto, il nucleo anti frode del D3Lab si appresta a fare un bilancio per esaminare l’andamento del phishing (e non solo) nel contesto italiano e le sue evoluzioni.

Iniziamo a smontare alcuni luoghi comuni, come ad esempio:

  • “Io non ci cascherò mai”
  • “Solo le persone anziane o quelle che non sono esperte di tecnologia vengono ingannate.”
  • “Solo gli stupidi ci cascano (io sono più furbo).”

Nella nostra esperienza quotidiana in D3Lab, abbiamo avuto modo di analizzare a fondo queste affermazioni e possiamo dire con certezza che non corrispondono alla realtà. Ne sono prova il numero sempre crescente di vittime che tale fenomeno registra giornalmente, come evidenziato dai dati riportati di seguito, relativi a carte di credito, username utilizzati per l’accesso all’home banking e indirizzi email sottratti dai criminali.

Iniziamo facendo un confronto negli anni.

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Il Threat Intelligence Team di D3Lab nelle quotidiane attività di analisi e contrasto alle frodi online ha rilevato nella giornata del 26 Ottobre la diffusione di una campagna di phishing ai danni di Fatture in Cloud.

Fatture in Cloud è il software di fatturazione online per la gestione completa della società come: fatture, preventivi, acquisti, prima nota, analisi dell’andamento, scadenzario e molto altro.

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A partire da Martedì 9 Marzo D3Lab ha rilevato diverse campagne di phishing ai danni degli utenti del Gruppo Banca Popolare di Bari, attualmente sono state identificate quattro distinte campagne che coinvolgono cinque diversi domini.

La campagna è stata diffusa a mezzo e-mail avvisando gli utenti che è presente un messaggio importante nell’area riservata ed invita l’utente ad accedere al link riportato per visualizzarlo.

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Dopo la campagna di phishing ai danni di BRT che si sta protraendo dallo scorso 18 Novembre con la tredici distinte campagne; in data odierna il nostro gruppo di analisi e contrasto al phishing ha rilevato una nuova minaccia per gli utenti Italiani che coinvolge un altro vettore nazionale: UPS (United Parcel Service).

Come per la campagna ai danni di Bartolini gli utenti vengono avvisati a mezzo email della presenza di una consegna in attesa di recapito da parte del vettore UPS e vengono invitati a pagare 3,99euro affinché il pacco venga effettivamente consegnato.

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D3Lab nell’azione costante di monitorare nuove attività di Phishing ai danni degli utenti Europei ha rilevato una nuova campagna malevola ai danni di Tophost, hosting provider Italiano fondato nel 2004.

La diffusione avviene mediante una eMail che informa l’utente che il proprio dominio è stato sospeso e lo invita a procedere al pagamento mediante carta di credito, come visibile dal seguente screenshot.

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Dalla tarda serata di ieri 21 Ottobre abbiamo rilevato una importante campagna di Phishing ai danni di TNT Italia, l’intento dei criminali è quello di carpire le credenziali di accesso al portale myTNT delle vittime.

È la prima campagna, Italiana, che rileviamo con queste finalità ai danni di TNT, in passato avevamo rilevato altre attività malevoli che sfruttavano il logo della nota compagnia di trasporti ma per diffondere malware.

L’attacco di Phishing è veicolato mediante eMail e invita l’utente a verificare il proprio indirizzo in quanto non risulta reperibile. La mail spedita dall’indirizzo [email protected] risulta ovviamente spoofato (falsificato) per rendere la comunicazione più veritiera.

Invitiamo quindi come sempre gli utenti a prestare la massima attenzione e non fornire credenziali o informazioni personali sul web senza aver verificato l’autenticità del sito web.

Usualmente siamo soliti pensare al phishing come ad una minaccia che colpisce principalmente gli utenti del web nella loro posizione di clienti di un servizio, sia esso bancario, di cloud, ecc…

Ma questo è vero solo in parte, o meglio rappresenta solo uno dei possibili aspetti della vicenda, perché il phishing pur partendo da un attacco finalizzato a colpire un servizio ad uso personale, privato, può facilmente impattare sulla struttura aziendale.

Possiamo quindi esaminare due scenari.

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Nella nostra Spam Trap nel week end appena passato abbiamo ricevuto una eMail con mittente “Amazon.it” e oggetto “Per favore rivedi il tuo caso 1989…”, dati gli evidenti errori nel corpo dell’eMail abbiamo inizialmente pensato ad una nuova campagna di Phishing finché non siamo arrivati al collegamento ipertestuale che riporta “https://www.amazon.it/…” come potete notare dal seguente screenshot del codice sorgente.

Una eMail con evidenti errori di battitura ma con un solo collegamento al dominio ufficiale di Amazon. È phishing o è legittima?!  🤔

Ecco questa è stato il nostro dubbio iniziale, poi è bastata analizzarla per capire che si trattava realmente di una eMail di Phishing veicolata attraverso il dominio ufficiale amazon.it!

I Phisher hanno sfruttato il servizio di Amazon Cloud Drive per diffondere un file HTML (amazon (2018-08-24T12_28_44.664).html), la vittima è invitata a scaricare tale file e successivamente ad aprirlo. Aprendo tale file con il Browser vedremo la pagina di Phishing che verrà caricata sfruttando risorse esterne ospitate su un dominio compromesso (366-news[.]com).

La vittima visualizzerà inizialmente una lettera in cui viene dettagliato il problema del pagamento nell’ultimo ordine e la procedura da effettuare per completare il pagamento, successivamente verranno richieste le credenziali Amazon, i dati della carta di credito ed infine una foto del proprio documento, un selfie e una foto della carte di credito.

Come di consueto invitiamo sempre gli utenti a prestare la massima attenzione.